Hugendubel.info - Die B2B Online-Buchhandlung 

Merkliste
Die Merkliste ist leer.
Bitte warten - die Druckansicht der Seite wird vorbereitet.
Der Druckdialog öffnet sich, sobald die Seite vollständig geladen wurde.
Sollte die Druckvorschau unvollständig sein, bitte schliessen und "Erneut drucken" wählen.

Südtirol. Piccolo manuale di sopravvivenza

E-BookEPUBePub WasserzeichenE-Book
152 Seiten
Italienisch
Edition Raetiaerschienen am30.04.20241. Auflage
Lasciare la città, gli amici, la vita mondana, gli spaghetti alla carbonara e trasferirsi per un anno in un'estrema provincia d'Italia che non è proprio Italia, dove si parla un tedesco che non è proprio tedesco, dove tutti praticano assiduamente sport che non sono proprio sport. Per una romana d'adozione come Erica Giopp l'Alto Adige, anzi il Südtirol, è una montagna da scalare, e non solo metaforicamente, una terra aliena da scoprire tra bizzarri equivoci, sentimenti contrastanti e odori forti. Un vivace e divertente manuale di sopravvivenza per 'nuovi montanari' e per tutti coloro che accettano la più ardua delle sfide: trascorrere un anno in Südtirol e decidere, nonostante tutto, di rimanervi. » l'Alto Adige dal punto di vista di un nuovo arrivato » consigli utili per i vacanzieri » divertente, informativo, affettuoso

Erica Giopp, nata a Pieve di Cadore nelle Dolomiti, ha studiato Lingue orientali e successivamente lavorato per un tour operator cinese, vivendo tra Roma e Pechino. Nel 2016 si è licenziata e per un anno ha viaggiato intorno al mondo di porto in porto, chiedendo passaggi alle barche in transito. Un'esperienza che racconta in Un anno in Barcastop (Alpine Studio, 2019), libro che si è aggiudicato il Premio Gambrinus per la letteratura di viaggio. Al rientro in Italia è tornata a operare nel settore turistico come libera professionista, iscrivendosi a un corso per Wanderleiter in Südtirol con l'obiettivo di portare i cinesi sulle Dolomiti. Con la pandemia di Covid si è ritrovata a frequentare assiduamente l'Alto Adige e ha iniziato così a lavorare per l'azienda di suo nonno in Val Pusteria, dedicandosi allo studio delle energie rinnovabili. Si è messa quindi a studiare il tedesco e poi il dialetto sudtirolese, a scalare e a fare sci alpinismo, a contemplare i canederli nella sua dieta e a bere Radler.
mehr
Verfügbare Formate
TaschenbuchKartoniert, Paperback
EUR20,00
E-BookEPUBePub WasserzeichenE-Book
EUR9,99

Produkt

KlappentextLasciare la città, gli amici, la vita mondana, gli spaghetti alla carbonara e trasferirsi per un anno in un'estrema provincia d'Italia che non è proprio Italia, dove si parla un tedesco che non è proprio tedesco, dove tutti praticano assiduamente sport che non sono proprio sport. Per una romana d'adozione come Erica Giopp l'Alto Adige, anzi il Südtirol, è una montagna da scalare, e non solo metaforicamente, una terra aliena da scoprire tra bizzarri equivoci, sentimenti contrastanti e odori forti. Un vivace e divertente manuale di sopravvivenza per 'nuovi montanari' e per tutti coloro che accettano la più ardua delle sfide: trascorrere un anno in Südtirol e decidere, nonostante tutto, di rimanervi. » l'Alto Adige dal punto di vista di un nuovo arrivato » consigli utili per i vacanzieri » divertente, informativo, affettuoso

Erica Giopp, nata a Pieve di Cadore nelle Dolomiti, ha studiato Lingue orientali e successivamente lavorato per un tour operator cinese, vivendo tra Roma e Pechino. Nel 2016 si è licenziata e per un anno ha viaggiato intorno al mondo di porto in porto, chiedendo passaggi alle barche in transito. Un'esperienza che racconta in Un anno in Barcastop (Alpine Studio, 2019), libro che si è aggiudicato il Premio Gambrinus per la letteratura di viaggio. Al rientro in Italia è tornata a operare nel settore turistico come libera professionista, iscrivendosi a un corso per Wanderleiter in Südtirol con l'obiettivo di portare i cinesi sulle Dolomiti. Con la pandemia di Covid si è ritrovata a frequentare assiduamente l'Alto Adige e ha iniziato così a lavorare per l'azienda di suo nonno in Val Pusteria, dedicandosi allo studio delle energie rinnovabili. Si è messa quindi a studiare il tedesco e poi il dialetto sudtirolese, a scalare e a fare sci alpinismo, a contemplare i canederli nella sua dieta e a bere Radler.
Details
Weitere ISBN/GTIN9788872839027
ProduktartE-Book
EinbandartE-Book
FormatEPUB
Format HinweisePub Wasserzeichen
FormatE101
Erscheinungsjahr2024
Erscheinungsdatum30.04.2024
Auflage1. Auflage
Seiten152 Seiten
SpracheItalienisch
Dateigrösse1272 Kbytes
Artikel-Nr.14610141
Rubriken
Genre9201

Inhalt/Kritik

Leseprobe


Böhmische Liebe

Südtiroler Spitzbuam
Freie Menschen

I sudtirolesi, uomini liberi.

L´analisi che segue non vuole porsi a definizione di tutti gli abitanti del Südtirol, sarebbe ardito quanto definire i cinesi : sono troppi. Vuole piuttosto approfondire le tipologie di sudtirolese con cui ho avuto a che fare durante il mio primo anno di perma nenza in Südtirol. Rivolgo dunque un appello agli abitanti di Kaltern, Deutschnofen, Kurtatsch e St. Gertraud, di non sen tirsi presi in causa: non mi sono mai occupata di svolgere un´analisi delle loro pantofole, dei loro tagli di capelli e tanto meno delle loro unghie, pertanto qualsiasi somiglianza e analogia è da considerarsi puramente casuale.

Tschurtschenthaler, Oberpertinger, Untersteiner, Runggaldier, Schwingshackl, Großgasteiger, Mayer con la y e Maier con la i: uomini liberi.

Avere a che fare con i sudtirolesi significa misurarsi con uomini liberi, uomini che hanno plasmato l´espressione massima della qualità della vita, l´espressione massima dell´equilibrio tra lavoro e tempo libero. I sudtirolesi, infatti, hanno fatto del proprio tempo libero un culto. Lavorano, natürlich, ma oltre il la voro hanno un mondo, spesso sportivo, a cui danno grande importanza. Perciò in Südtirol si lavora di norma dalle 8 alle 17 per cinque giorni a settimana - anzi, quattro e mezzo, visto che il venerdì pomeriggio è libero - e chi è più fortunato fa i turni, dicono, in modo da iniziare prima dell´alba e finire all´ora di pranzo, o iniziare nel pomeriggio e terminare di notte, potendo così dedicare tutto il resto del tempo alla bici, alla corsa in montagna, all´arrampicata, all´enduro, al volo in parapendio. Spesso le persone vivono non lontano dal luogo di lavoro, i loro spostamenti hanno breve durata, e se ammettono di passare del tempo nel traffico, la verità è che non hanno idea di cosa sia il traffico - chi si lamenta del traffico di Bolzano, il Raccordo anulare non l´ha visto mai.

Ma la spesa? Lo shopping? Le visite mediche? Il parrucchiere?

Ladies and gentlemen, meine Damen und Herren, in Südtirol tutto quello che non è sport si fa nell´orario di lavoro; non c´è medico, negozio, parrucchiere, figuriamoci estetista, che sia aperto o disponibile dopo le 18, di sabato pomeriggio o, non lo si dica neanche per scherzo, di domenica. Questo fa sì che le persone nel tempo libero possano dedicarsi esclusivamente allo sport: da soli, con amici o in famiglia. Ed eccoli infatti, i sudtirolesi, su e giù per le montagne, in bici, in slitta o in parapendio, con casco integrale o no, con il passeggino 4 × 4 a traino o a spinta, tutti impegnati a consacrare il proprio inattaccabile tempo libero.

Gli uomini liberi si riconoscono da un outfit alpincittadino. Per andare al lavoro i sudtirolesi vestono infatti un casual al limite del tecnico, come se una parte di loro fosse costantemente pronta a partire per una gita in montagna, per un quattromila, per un settimo grado con calata in corda doppia. Indossano una giacca a vento che chiamano guscio , una scarpa che definiscono da avvicinamento , e se indossano la camicia, sono pronti a sbottonarla a strappo, per sfoggiare una performante maglia termica . Pronti a lasciare tutto, a far cadere la penna dalle mani e a salire in quota al minimo richiamo, al primo buco libero, alla prima disdetta di appuntamento. L´attrezzatura la tengono in macchina, nel bagagliaio: corde, sci, borraccia e zaino, scarpe da corsa e da calcetto, perché la serie B è solo l´inizio, c´è chi punta alla Champions League.

Il sudtirolese in borghese non è generalmente uomo di moda, non sfila a Milano né a Parigi, ed è disposto a portare la canottiera, se la stagione lo prevede, senza farne un dramma. Non sfoggia grandi marchi, né ha bisogno di ostentare una versione più troglodita di se stesso, a meno che non sia per un´operazione di marketing. Dunque si lava, si sbarba, si taglia i capelli (quando riesce a prendere un appuntamento, ovvero mezza giornata di ferie); non sfodera eleganza, ma nemmeno si trascura.

Nel tempo libero, invece, e nel suo habitat naturale, dà il meglio di sé e del suo outfit, esibendo il fior fiore della moda alpina stagionale.

Girando per i centri di paesi e città sudtirolesi si avrà spesso la sensazione di trovarsi in mezzo a gente che sta partendo per una spedizione sugli ottomila, un Ultra Trail, una Marcialonga, oppure vi è appena tornata; e se non sarà per l´outfit, sarà per i fisici: asciutti, longilinei, scolpiti nel cirmolo.

Le stagioni in Südtirol sono scandite dal mettere via gli sci e tirare fuori la mountain bike, e viceversa. Gli sci si mettono via a giugno, per ritirarli fuori il prima possibile, auspicabilmente a settembre. Estate breve ma intensa, quella sudtirolese.

Lo slittino, o addirittura il monosci, è attività praticata con grande serietà e dedizione, con tanto di gare e piste appositamente battute e illuminate anche di notte, Schnaps (shottini di grappa) inclusi.

L´arrampicata inizia a febbraio nelle falesie esposte a sud, continua in estate nelle falesie esposte a est o a nord, si risposta a sud in autunno, per concludere la stagione ad Arco, a ridosso del lago di Garda e dell´inverno, leggermente fuori confine ma a una distanza da casa ancora ragionevole, perché percorribile andata e ritorno in giornata.

E tra questo andirivieni di sci e mountain bike c´è una e-bike che accompagna ormai le quattro stagioni. Meine Damen und Herren, sappiate che al compimento dei quattordici anni in Südtirol non si desidera un cinquantino, un´Apecar, no. Si desidera un´e-bike. Perché è prêt-à-porter, sta bene con tutto. È adatta all´estate, quando si possono comodamente percorrere i primi mille metri di dislivello su strada forestale in bici, legarla a un albero, fare altri mille metri di dislivello a piedi, per poi scalare un sesto grado e raggiungere freschi e in scioltezza una cima da nulla, una delle tante, da cui ammirare uno di quei banali paesaggi dolomitici che tolgono il fiato. È adatta all´inverno, quando si può praticare il Bike&Ski: salire fino alla quota delle prime nevi in e-bike, con gli sci attaccati allo zaino e gli scarponi ai piedi, lasciarla appoggiata a un albero, e risalire il pendio nevoso con le pelli.

Nelle valli sudtirolesi convivono al momento nuovi e vecchi montanari. Uomini diversi e lontani per origini, valori, accento e metabolismo. Un solo elemento li rende simili e vicini: la pantofola. Nel varcare la soglia di casa, il montanaro compie infatti un primo, imprescindibile gesto meccanico: si toglie lo scarpone e indossa la pantofola. Non si pensi alla ciabatta da piscina, all´infradito da mare, al sandaletto da scoglio. No, in casa il montanaro calza pantofole di lana cotta, o più solide, di cuoio, o ancora quelle di plastica con i buchi a fare da prese d´aria nella parte superiore. Calzature finalmente relegate al ruolo che più si addice loro. I vecchi montanari, infatti, in pantofole non oltrepassano la porta di casa, neanche per un´uscita nell´orto, in giardino o per andare a buttare le immondizie - per quello usano dei dignitosi scarponcini. I nuovi montanari invece, una volta trasferitisi nelle valli sudtirolesi, tendono ad abusare della calzata ciabattara e difficilmente ne fanno a meno.

Se apparentemente possono risultare tutti uguali, se si temesse di non poter distinguere a una prima occhiata nuovi e vecchi montanari, come cinesi e coreani, si sappia che la differenza sta nell´unghia (nera): sì, perché il nuovo montanaro avrà mantenuto un morboso attaccamento alla manicure, laddove il montanaro vero storicamente la rinnega. Ad accomunarli però rimarrà, oltre all´uso delle pantofole, un radicato valore attribuito al tempo libero e la tendenza a offendersi per battute come la precedente. Permalosissimi, i montanari.

Tra donne e uomini sudtirolesi liberi si distinguono diverse sotto categorie.
Do Seppi, l´uomo con il grembiule blu

Questo stereotipo di montanaro a tutti gli effetti esiste ancora. Sebbene lo si provi a sminuire e ridicolizzare, creandone parodie a teatro e al cinema, l´uomo con il cappello di feltro e il grembiule blu esiste nella realtà quotidiana, in mezzo a noi, fiero. Il grembiule blu è simbolo di operosità, routine, concretezza. L´uomo che indossa il grembiule blu in Südtirol lancia un messaggio a se stesso e agli altri: lui lavora. Che poi sia intento a osser vare gli scavi di un cantiere, che sia al banco del bar della Mila a bersi un bicchiere di bianco o seduto al tavolo del Dorfcafé a giocare a carte, questo non conta. Se abbigliato così, il sudtirolese ha un alibi, è inattaccabile nella sua operatività. E se indossa il grembiule, una cosa è certa: non è domenica.
Do Manni, l´uomo Musikkapelle

Presenza costante nei momenti di crescita e di passaggio di ogni sudtirolese, l´uomo della banda musicale accompagna con il suo corno, la sua tromba, il suo...
mehr

Autor

Erica Giopp, nata a Pieve di Cadore nelle Dolomiti, ha studiato Lingue orientali e successivamente lavorato per un tour operator cinese, vivendo tra Roma e Pechino. Nel 2016 si è licenziata e per un anno ha viaggiato intorno al mondo di porto in porto, chiedendo passaggi alle barche in transito. Un'esperienza che racconta in Un anno in Barcastop (Alpine Studio, 2019), libro che si è aggiudicato il Premio Gambrinus per la letteratura di viaggio. Al rientro in Italia è tornata a operare nel settore turistico come libera professionista, iscrivendosi a un corso per Wanderleiter in Südtirol con l'obiettivo di portare i cinesi sulle Dolomiti. Con la pandemia di Covid si è ritrovata a frequentare assiduamente l'Alto Adige e ha iniziato così a lavorare per l'azienda di suo nonno in Val Pusteria, dedicandosi allo studio delle energie rinnovabili. Si è messa quindi a studiare il tedesco e poi il dialetto sudtirolese, a scalare e a fare sci alpinismo, a contemplare i canederli nella sua dieta e a bere Radler.